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Cucinare Km0: sostenibilità a tavola

Negli ultimi anni le comunicazioni attorno al cibo e a tutto il suo cosmo sono esplose: chef in cucina e chef in cantina, trattorie, ristoranti e bistrot. Cucina vegana, microbiotica, allergenica, vegetariana, fusion e molecolare. Insomma, a quanto pare ce n’è per tutti i gusti.

Ci sono poi periodi dell’anno in cui è obbligo ricercare le vecchie ricette della nonna, quelle che hanno il sapore e il profumo di casa. E sono proprio quelle preparazioni che rispecchiano quello che oggi è chiamato: “Km0”.

Il cavolo nero in tutte le sue declinazioni si mangia in inverno e la sua bontà è determinata anche dal gelo che prende nel campo, così come altri ortaggi a foglia larga tipici della stagione invernale. I risotti italiani sono famosi, non solo per la dote che abbiamo nell’utilizzare bene pochi ingredienti, e di saperli cucinare, ma anche per la straordinaria produzione che la nostra penisola vanta. L’Italia ha infatti il 51% delle risaie di Europa, ed alcuni specie di riso uniche al mondo quali: Arborio, Carnaroli e Vialone. E ancora, facciamo che sia di nuovo tradizione cucinare con prodotti che sono stati coltivati nelle vicinanze per evitargli lunghi percorsi. Se ne deteriora la naturale freschezza e il suo sapore autentico. Ad esempio se hai la fortuna di vivere vicino ad un porto, vai alla banchina e compra il pesce di stagione direttamente dai pescherecci. Aiuti così la tua salute e l’economia circolare della tua città.

Cucinare secondo quello che la tua terra dà, è in sintesi la struttura sulla quale si è basa la nostra cucina.

Riabbracciamo le vecchie tradizioni culinarie e cuciniamo sempre a Km0.

Dite qual è la vostra ricetta del cuore? E quando la cucinate dove porta la vostra memoria?

Comprami e tienimi con te nella tua cucina.